L'Etna, maestoso vulcano situato nella Sicilia orientale, non è solo un'icona geologica e paesaggistica, ma anche una terra ricca di storia, cultura e tradizioni enogastronomiche che negli ultimi anni è riuscita a guadagnarsi uno spazio importante nel mondo della viticoltura e dell’enologia di qualità. 


Secondo il mito, l’attività di ceneri ed eruzioni laviche del vulcano sarebbero il “respiro” infuo­cato del gigante Encelado, sconfitto da Atena e intrappolato per l’eternità in una prigione sot­terranea sotto il Monte Etna, e i terremoti sareb­bero causati dal suo rigirarsi tra le catene. Con l’aiuto del tempo, l’azione dell’uomo ha te­nacemente sovrapposto al paesaggio lavico un paesaggio agricolo tra i più ricchi dell’isola dove l’arte di coltivare e lavorare la vite ha origini e usanze antiche. Carricante, Catarratto, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio sono i protagonisti di questa storia insieme ad una manciata di varietà reliquia o internazionali: esposizione al sole, vicinanza al mare, altitudine e diversità di suoli e colate laviche caratterizzano i versanti e le contrade del vulcano attivo più alto d’Europa.


Oggi, a rendere davvero grandi questi vini, con­corrono alcuni fattori: i terreni di origine vulca­nica, a volte ciottolosi e ghiaiosi, a volte sabbiosi o meglio cinerei, l’età delle viti e le grandi escur­sioni termiche, che arrivano anche a 25/30 gradi tra il giorno e la notte. Qui troviamo alcuni dei vigneti più vecchi coltivati in Italia, addirittura più che centenari e ancora a piede franco. Non mancano impianti a cordone speronato o a spalliera, la forma di allevamento più usata, ma quella più tradizionale è l’alberello etneo arrampicato su tutto il vulcano con l’aiuto delle terrazze di pietra lavica.

Pietra Lavica.SalvoOgnibene

FOTO DEGUSTETNA

La zona di produzione delle uve DOC di forma semi-circolare, si estende da nord a sud-ovest in senso orario: ricade nella provincia di Catania e comprende i terreni di parte dei territori dei comuni di Biancavilla, S. Maria di Licodia, Belpasso, Nicolosi, Pedara, Ragalna, Trecastagni, Viagrande, Aci S. Antonio, Acireale, S. Venerina, Giarre, Mascali, Zafferana, Milo, S. Alfio, Piedimonte, Linguaglossa, Castiglione, Randazzo.

Nessuno di questi comuni viene compreso per intero nella zona di produzione della DOC “Etna”, in quanto il loro territorio è sviluppato in aree triangolari con vertice sul cratere centrale, mentre la zona di produzione della denominazione ne interessa la fascia mediana. La zona geografica delimitata assume quindi la forma di un semicerchio attorno al vulcano, aperto sul versante occidentale: all’interno dei diversi versanti si trovano le 142 contrade (che rappresentano l’alter ego delle Uga del Chianti Classico o delle Mga del Barolo), un territorio punteggiato dai palmenti storici e che si differenzia sia per le colate laviche che si sono succedete nel tempo sia per la piovosità media annua, nettamente superiore a quella del resto dell’isola.

La nuova mappa delle Contrade ne cataloga e raffigura oggi 142 (ma probabilmente aumenteranno entro il 2026) e non sono localizzate in tutti i Comuni che rientrano nel territorio della denominazione: 25 a Randazzo, 41 a Castiglione di Sicilia, 10 a Linguaglossa, 13 a Piedimonte Etneo, 8 a Milo, 4 a Santa Venerina, 20 a Zafferana Etnea, 9 a Trecastagni, 6 a Viagrande, 1 a Santa Maria di Licodia, 5 a Biancavilla. L'Etna è "un'isola nell'isola", un’ecosistema unico al mondo con diversi ambienti pedoclimatici che caratterizzano i vari versanti: sul vulcano attivo più alto d’Europa si coltivavano 50.000 ettari vitati prima di perdere la sua centralità. Alla fine degli anni Ottanta, Benanti fu la prima cantina a credere nella produzione e nella qualità dei vini dell’Etna, ridando luce ad un territorio prima dell’arrivo di Andrea Franchetti nel 2003.

  • 1596 - "Storia dei vini d'Italia" vengono menzionati i vini prodotti sui colli che circondano Catania
  • 1968 - Denominazione di Origine Controllata dei vini ETNA, prima DOC della Sicilia
  • 1994 - Nasce il Consorzio di tutela dei vini Etna e il loro territorio
  • 2010 - Inserimento menzioni delle Contrade dell'Etna nel disciplinare
  • 2023 - L'assemblea dei soci del Consorzio Tutela Vini Etna Doc decide all'unanimità di avviare l'iter per ottenere il riconoscimento della Docg per l'intera denominazione Etna.

Il passaggio dalla Doc, la prima della Sicilia e tra le prime nate in Italia nel 1968, alla Docg comporterà anche alcuni cambiamenti all'attuale disciplinare di produzione. Per quanto riguarda la tipologia Spumante, verrà aggiunta la possibilità di utilizzare la varietà Carricante, oltre a quella già presente, ovvero il Nerello Mascalese; sarà inoltre possibile produrre la versione Pas Dosé. La resa della tipologia Etna Rosso con Unità Geografica Aggiuntiva verrà diminuita, mentre il numero delle Contrade - attualmente 142, riconosciute a partire dal 2011 e legalmente equiparate a Unità Geografiche Aggiuntive - aumenterà a seguito della richiesta di produttori presenti in aree ancora non delimitate in contrade.

VERSANTE NORD

In tante parti del mondo l’esposizione a Nord costituisce uno svantaggio, qui, sul vulcano attivo più alto d’Europa, non lo è. È il versante che ospita il maggior numero di produttori della DOC, da Piedimonte fino alle porte di Randazzo: caratterizzato da un clima relativamente rigido, non troppo umido e dove le piogge annue sono nella media. Qui il clima è influenzato dalle correnti che salgono dallo Ionio e raggiungono gli ambienti attraverso il fiume Alcantara creando un microclima più adatto alla maturazione del Nerello Mascalese.
A est i Monti Peloritani, a ovest la catena montuosa dei Nebrodi e la presenza del Fiume Alcantara caratterizzano questo versante: l’uva predominante è il Nerello Mascalese ma nell'ultimo decennio sono cresciuti gli ettari di Carricante. I vini rossi (in alcuni blend si utilizza una piccola percentuale di Nerello Cappuccio) mostrano struttura, freschezza e buona longevità, i bianchi invece (spesso con percentuali di Catarratto) si caratterizzano per verticalità e profumi tenui. E’ il versante dove la denominazione si estende dai 500 agli 800 m s.l.m. e con una notevole escursione termica.

Versante Nord, Salvo Ognibene

FOTO SALVO OGNIBENE

VERSANTE EST

Vicinanza al mare, piovosità e grande caratterizzazione del Carricante, i cui i vigneti si affacciano sul Mar Ionio. Una zona piovosa e ventilata di tradizione bianchista dove nel solo Comune di Milo è possibile produrre l’Etna Bianco Superiore: motivo di questa scelta, le particolari condizioni climatiche, l’irradiamento solare, la piovosità che si aggira normalmente sui 1.500 mm annui (Milo detiene il primato di una delle zone più piovose d'Europa) ed ovviamente l’esposizione che danno ai vini acidità sostenuta e quindi freschezza e finezza aromatica. Qui i suoli sono terreni lavici, frammisti a sabbie e argille, il colore tende al giallo/rossastro ricco anche in ossido di ferro, generato da una enorme caldera.
E’ il versante dell’eleganza e della sapidità, tutte caratteristiche dovute a particolare terroir e all’adattamento dei vigneti che si trovano a ridosso della Valle del Bove, una sorta di frigorifero naturale con pioggia, umidità e temperature mediamente più rigide. Il limite della DOC va dai 400 ai 900 m s.l.m.

Versante Est, Salvo Ognibene

VERSANTE SUD EST

La presenza di rilievi montuosi derivanti da conetti vulcanici spenti (crateri che si formarono nel corso delle eruzioni fuori dall'area sommitale) caratterizza questo versante che è continuamente soleggiato: vigneti ad alta quota accarezzati dalle brezze marine danno vini complessi, coerenti ed equilibrati. I suoli sono compositi perché la mineralità varia in base ai depositi delle diverse eruzioni: un versante adatto sia ai bianchi quanto ai rossi (con una particolare dedizione anche al Nerello Cappuccio). Un tempo era un’area molto vitata dove l'economia prima agricola e pastorale oggi ha una chiara vocazione turistica e commerciale, grazie anche alla sua posizione strategica a pochi minuti da Catania che raggiunge la punta del vulcano. Grazie al materiale di cui sono formati i suoli che si caratterizzano per l’alta capacità drenante, le radici delle viti raggiungono profondità importanti per la ricerca di acqua e al tempo stesso toccano gli strati più profondi e più minerali del terreno: mantendosi lontane dalla superficie, risultano una protezione per la pianta da condizioni climatiche spesso avverse. Il limite della denominazione si estende dai 600 ai 1000 m s.l.m

Versante Sud Est, Salvo Ognibene

FOTO SERAFICA TERRA DI OLIO E VINO 

Al Versante Sud-Est per come lo conosciamo e per come viene considerato dalla attuale comunicazione istituzionale, è bene aggiungere una postilla importante e includere il Versante Sud che immaginiamo avrà sempre più autonomia nei prossimi anni e che, senza dubbio, racconta un’altro pezzettino di questa Etna del vino. Siamo principalmente a Nicolosi ma anche a Pedara e Belpasso (dove ha sede la cantina di Gaja) e caratteristici sono i monti che circondano la città e che ben si integrano con il paesaggio rurale di montagna. A due passi dalla vetta della montagna che sovrasta la città e a pochi chilometri dal mare e dalla città di Catania, Nicolosi è da sempre punto di riferimento per la viticoltura etnea tanto da contare oltre 100 palmenti negli anni '70, prima che l'edilizia ed il turismo crescessero in città.

La storia plurisecolare del paese è saldamente legata alla vicinanza con l'Etna che nel tempo ne ha influenzato lo sviluppo: l'economia prima agricola e pastorale oggi ha una chiara vocazione turistica e commerciale, grazie anche alla sua posizione strategica che raggiunge la punta del vulcano e costituendo uno dei punti di riferimento dei poli del Parco dell'Etna. Il limite della denominazione si estende dai 600 ai 1000 m s.l.m. A Nicolosi possiamo trovare Monti Rossi, Mompilieri, Mompeluso, Monte Arso, Monte Gervasi, San Nicola, Serrapizzuta, Monte don Stefano, Monticelli e Monte San Lazzaro. A Pedara, Monte Difeso, Monte Troina, contrada Cisternazza, Contrada fossa del pero, Contrada simita e Contrada zammara mentre a Belpasso Contrada Palmento Bianco, Contrada Cisterna Regina, Contrada segreta, Contrada ficominutilla e contrada San Leo.

VERSANTE SUD OVEST

Soleggiata come il sud est, è un’area un po’ più riparata dalle influenze del mare con un suolo che deriva da eruzioni di periodi differenti e tra i più antichi dell’Etna: colate laviche che hanno generato terreni a tessitura piuttosto fine ma ricchi di scheletro e formazioni di lahar (colate di fango composte di materiale piroclastico e acqua che scorrono lungo le pendici del vulcano) e una costante esposizione al sole che qui, rilascia l’ultimo raggio della giornata. E’ il versante meno conosciuto dove la viticoltura non ha mai smesso di essere punto di riferimento, qui nel 1852 Felice Spitaleri, fa ritorno in Sicilia dal suo "grand tour", crea il primo taglio bordolese d'Italia (Cabernet Franc, Merlot e Cabernet Sauvignon), dà vita nel 1870 allo Champagne dell’Etna (dopo ripetute prove a partire dal 1858), uno dei primissimi metodo classico in Italia da uve di Pinot nero con piccole aggiunte di Pinot bianco e Chardonnay. 
Un versante con delle caratteristiche ben precise: escursioni termiche importanti, vigneti ad alta quota (ben oltre i 1.000 metri del disciplinare), piovosità (e di conseguenza umidità) tra le più basse dell’Etna con venti caldi a mitigare e asciugare quando occorre. I vini di questo versante sono più vivaci, tendenzialmente più alcolici dovuti ad una migliore maturazione delle uve e vantano profumi più intensi con tannini più vellutati. È una zona in fortissima crescita qualitativa, le condizioni pedoclimatiche sono eccellenti per la coltivazione del Carricante, del Nerello Mascalese e anche del Nerello Cappuccio. Il limite della denominazione si estende dai 600 ai 1000 m s.l.m e qui si raggiunge la più alta escursione termica giorno/notte.

Versante Sud Ovest, Salvo Ognibene

FOTO TENUTA DEL VALLONE ROSSO

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